Certosa-chiesa

La chiesa

Per i monaci certosini essa rappresentava la sede di uno dei rari momenti di vita comunitaria; vi si recavano una volta durante la notte e due volte durante il giorno. Il portone, probabilmente opera di Baboccio da Piperno, racchiuso da un portale in pietra cinquecentesco, è in legno di cedro dei Libano lavorato a formelle inserite in cornici molto aggettanti. A destra in alto, sono raffigurate alcune scene dei martirio di San Lorenzo con in basso la scritta, a lettere gotiche, CARTUSIENSIS ORDINIS. Sulla sinistra invece, vi è la scena dell'Annunciazione e la scritta AVE MARIA GRAZIA PLENA. La Chiesa a navata unica con cinque cappelle sul lato destro è divisa in due zone da una parete. Nella prima, all'ingresso, sedevano i conversi, dalla parte prossima al presbiterio sedevano i padri di clausura che lì arrivavano attraverso un passaggio interno. Due sono anche i cori. Quello dei conversi è composto da ventiquattro stalli; sui dossali compaiono figure di Santi, Vescovi, Martiri e dei quattro Evangelisti, ognuna sormontata da una frase, mentre in basso si notano paesaggi ed architetture. E’ datato al 1507 e firmato, così come si legge in alto a sinistra, dal maestro Giovanni Gallo. Il coro dei padri è datato al 1503 e, di certo, ha subito diversi interventi di rifacimento soprattutto nella trabeazione. E’ com­posto da trentasei stalli con scene tratte dal Nuovo Testamento sui dossali e storie di Martiri sui prospetti inferiori. Splendido il pavimento della zona dei padri, realizzato in cotto e maiolica, databile alla metà dei XVIII sec. L'altare maggiore è in scagliola e madreperla: il gesso, dopo essere stato bollito a temperature molto elevate, veniva fatto asciugare e quindi fissato su lastre di pietra per essere inciso e decorato. In questo caso la scagliola fu arricchita da madreperle e iapislazzuli. L'opera viene attribuita a Giovan Domenico Vinaccia che lo avrebbe realizzato alla fine dei XVII sec.La Chiesa è decorata con stucchi dorati di gusto settecentesco che vanno a sovrapporsi ad una struttura sicuramente  trecentesca.

Di notevole interesse le scene dei Vecchio Testamento dipinte sulla volta dal pittore palermitano Michele Ragolìa. All'interno della decorazione, qui come in altre sale, si notano larghi vuoti: sono cornici dove un tempo erano alloggiate le tele sparite quando, all'inizio dell'800 durante il decennio francese, la Certosa fu soppressa ed i monaci cacciati via. Oggi le uniche tre tele si trovano sulle pareti del presbiterio.

Sono lì perché opere tarde, ordinate dai padri nel 1860 una volta rientrati in Certosa. Sulla destra è raffigurata la mode di San Bruno, a sinistra il martirio di San Lorenzo, al centro San Lorenzo e San Bruno ai piedi della Vergine con Bambino.

La Sacrestia si apre alle spalle dell'altare ed in essa si possono ammirare l'armadio dove i padri riponevano i paramenti, realizzato da alcuni di loro e datato al 1684, e sull'altare con paliotto in scagliola con madreperle, il Ciborio probabilmente dello scultore siciliano Jacopo dei Duca, allievo e collaboratore di Michelangelo Buonarroti.


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