Certosa-cucine

LA CUCINA E LE CANTINE  

La cucina è frutto di quella febbrile attività settecentesca che stravolse significativamente gli ambienti dei monastero. Si trattava probabilmente di un refettorio riadattato. Questa ipotesi è supportata anche dalla scoperta, fatta qualche anno fa durante lavori di restauro, di un affresco dei 1600 raffigurante la Deposizione, con il Cristo circondato da monaci certosini. La scena, assolutamente inadatta per una cucina, era stata fatta coprire dagli stessi monaci con una compatta scialbatura. Affreschi un po' offuscati dal tempo e dai fumi della cucina decorano la volta a botte, mentre più in basso mattonelle verdi e gialle, recuperate dallo spoglio di qualche cupola, corrono lungo le pareti. Da ammirare i tavoli di lavoro in pietra e la cappa enorme al di sotto della quale è collocato, sui fuochi utilizzati di solito, l'antico bollitore. E’ noto che nelle cucine sarebbero stati preparati pranzi luculliani in occasione della visita di personaggi importanti a fronte di cibi giornalieri parchi e ripetitivi: sintomatica è la leggendaria frittata di mille uova preparata in onore di Carlo V fermatosi alcuni giorni di ritorno da Tunisi.

I padri certosini consumavano invece il pasto ognuno nella propria cella; la regola proibiva loro la carne, mentre facevano largo consumo di verdure, uova, latte, formaggi e pesce nei periodi di maggiore benessere.

Alle cantine si accede attraverso due Porte situate ai lati della parete dove poggia la cappa. L'unico pezzo originario è costituito dall'enorme torchio la cui costruzione fu avviata alla fine dei 1785 e sulla cui base è stata murata l'epigrafe dedicata al dio pagano Attis proveniente da Co(n)silinum.


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